Astrocuriosità | ottobre 2023 – Homo planetarium

La curiosità del mese a cura di Gabriele Ghisellini

Probabilmente tutti noi abbiamo visto una gara di 100 o 200 metri piani di atletica.

E penso sia capitato a tutti di assistere ad una falsa partenza, quando uno dei concorrenti si stacca dai blocchi prima del tempo.

Ma forse è meno noto che – almeno nelle gare importanti – c’è una regola precisa sia per dichiarare falsa la partenza, e quindi rifarla, sia per individuare il colpevole.

 

Funziona così: la pistola dello starter e tutti i blocchi di partenza sono collegati. Se uno degli atleti stacca il piede da uno dei blocchi prima di un certo tempo, la partenza è falsa. Voi penserete che questo tempo limite sia il tempo dello sparo. Invece no. Ė circa un decimo di secondo dopo lo sparo. Se un atleta parte prima di un decimo di secondo dopo lo sparo, fa una falsa partenza.

 

Vi chiedete come mai? Perché un decimo di secondo è il tempo che ci vuole affinché il suono dello sparo arrivi al cervello (praticamente infinitesimo), più il tempo necessario perché il comando (parti!) vada dal cervello al piede. Quindi se un’atleta parte prima di questo tempo, vuol dire che ha dato il comando di partenza ai suoi piedi prima di sentire il colpo di pistola.

 

Da questo esempio impariamo che l’impulso nervoso viaggia a circa 10 metri al secondo (che è anche, casualmente, la velocità di un ottimo centometrista, capace di fare 10” netti)… Se viaggiasse più lento, il nostro corpo reagirebbe più lentamente, e ai primordi dell’umanità questo avrebbe dato un grande vantaggio ai predatori. Abbiamo bisogno che i comandi che partono dal cervello raggiungano rapidamente anche le periferie del nostro corpo, se vogliamo che i nostri movimenti siano coordinati.

Questa necessità era presente anche quando sono comparsi i primi organismi multicellulari: come facevano altrimenti a dirigersi in una stessa direzione per procacciarsi il cibo? Quindi questa necessità – il coordinamento delle varie cellule – sarà stata una delle ragioni della comparsa dei neuroni e succesivamente di un “centro direzionale” capace di elaborare le informazioni e diramare comandi: il cervello.

Avere un organismo fatto di molte cellule ha rappresentato indubbiamente un vantaggio evolutivo, visto il grande successo che questi esseri hanno avuto.

 

È un classico esempio del fatto che il tutto è maggiore della somma delle parti.

 

Avere 1000 miliardi di cellule scollegate non permette di dipingere la Cappella Sistina… Un organismo multicellulare però diventa anche più delicato, e il suo successo evolutivo non ha per niente soppiantato i batteri, le amebe, i microbi, che continuano ad esistere dai primordi della storia della vita sulla Terra.

 

Ma perché vi faccio questa lunga introduzione? Perché vorrei invitarvi a considerare un pensiero strano ed intrigante, che deriva da questa considerazione: l’umanità è fatta da 8 miliardi di individui. Che vivono in comunità più o meno grandi, rimanendo a contatto con i conoscenti più prossimi.

 

Però la tecnologia recente ci ha messi in grado di comunicare con individui in tutte le parti del mondo, attraverso le onde elettromagnetiche (onde radio) emesse e ricevute dai nostri cellulari.

 

E sapete quanta strada fa la luce in un decimo di secondo? 30.000 km, che è una distanza paragonabile alla circonferenza della Terra. Questa è una coincidenza che fa pensare. Perché nello stesso tempo impiegato da Usain Bolt a comandare al suo piede di spingere sui blocchi di partenza, lo stesso comando può essere ricevuto da un atleta in Nuova Zelanda. O da tutti gli atleti del mondo.

 

Abbiamo quindi raggiunto la capacità di essere un organismo “multi-cellulare”, dove le cellule sono interi individui umani, perché tutti questi individui possono essere raggiunti (tramite cellulare) in un decimo di secondo.  Trovo anche abbastanza inquietante che chiamiamo il telefonino “cellulare”: un presagio? Potremmo quindi essere un organismo planetario, se volessimo. E se è ancora vero che il tutto è maggiore della somma delle parti, possiamo immaginare che questo “homo planetarium” avrebbe delle capacità incredibili, che non possiamo neanche immaginare.

 

Ho detto “se volessimo”. Ma nessuno ha chiesto alle cellule del mio dito mignolo se volessero essere connesse con le altre cellule, e formare il mio corpo. È successo. Però se le cellule del mio dito potessero pensare (ma non possono) forse a loro non dispiacerebbe essere parte del mio corpo.

Nessun aggravio di lavoro, rispetto a quando erano da sole. Un sacco di vantaggi: un flusso continuo di corrieri che portano il cibo a domicilio e portano via la spazzatura, un sacco di altre cellule che vigilano sul mio stato di salute e sui possibili attacchi nemici. Pochi obblighi: monitorare la temperatura e riferire alle cellule nervose più vicine. Mandare regolarmente dei rapporti su eventuali contatti con altre cellule o con altri materiali.

Insomma, penso che le cellule del mio dito non si lamenterebbero.

 

Ma noi? Credo proprio che se si facesse un referendum per cominciare a costruire un “super-organismo” ci sarebbe una ribellione istantanea al grido di “Vogliamo mantenere a nostra libertà!”.

 

Ma non andrebbe così. La transizione sarebbe lenta, magari non programmata. Semplicemente, il fatto di essere sempre più connessi permetterebbe delle azioni comuni. Pensiamo alla pubblicità. Onnipresente ma gratuita. Invasiva? Certo. Ma ci condiziona a comprare dei prodotti invece che altri, e nella maggioranza dei casi senza che noi ce ne accorgiamo. E questo non solo ora, ma da quando esistono le comunicazioni di massa.

Quindi succederà, che lo vogliamo o no? Mi sa che non possiamo saperlo ora, ma è una possibilità. Inquietante? Anche questo è difficile da stabilire, ma quando guardo il mio smartphone mi sembra di vedere un ganglio nervoso che mi stana e mi raggiunge dovunque io sia.

 

Se l’homo planetarium sarà davvero la nostra prossima tappa evolutiva, ci potrebbe essere una conseguenza importante per la ricerca di altre civiltà nel cosmo. Nel senso che le più evolute potrebbero avere questa caratteristica “planetaria”, ed essere così le più probabili ad entrare in contatto con noi (ma dobbiamo anche tenere presente i limiti imposti dal valore finito della velocità della luce). Con conseguenze difficili da immaginare…

Fig. 1 - Partenza dei 100 metri: falsa partenza del numero 5? Crediti: A.S.D. Podistica Torino.
Fig. 1 - Partenza dei 100 metri: falsa partenza del numero 5? Crediti: A.S.D. Podistica Torino.
Fig. 2 - Un neurone, con un impulso nervoso che sta viaggiando nel suo assone. In un corpo umano, esistono 100 miliardi di neuroni, quasi come tutte le stelle della Via Lattea. Crediti: web.
Fig. 2 - Un neurone, con un impulso nervoso che sta viaggiando nel suo assone. In un corpo umano, esistono 100 miliardi di neuroni, quasi come tutte le stelle della Via Lattea. Crediti: web.
Fig. 3 - Procarioti unicellulari: Escherichia coli (a sinistra) e una colonia di cianobatteri (a destra). Crediti: web.
Fig. 3 - Procarioti unicellulari: Escherichia coli (a sinistra) e una colonia di cianobatteri (a destra). Crediti: web.
Fig. 4 - La Terra ha un raggio di 6378 km e la lunghezza dell’equatore è poco più di 40.000 km, che la luce percorrerebbe in 0,13 secondi. Crediti: web.
Fig. 4 - La Terra ha un raggio di 6378 km e la lunghezza dell’equatore è poco più di 40.000 km, che la luce percorrerebbe in 0,13 secondi. Crediti: web.
Fig. 5 - Rapida evoluzione: dal vecchio telefono a rotella allo smartphone… Ganglio nervoso che ci connette tutti? Crediti: web.
Fig. 5 - Rapida evoluzione: dal vecchio telefono a rotella allo smartphone… Ganglio nervoso che ci connette tutti? Crediti: web.